OBIETTIVO FERROVIARIO

Fine anni '40, via Severino Ferrari era una strada in terra battuta che quando pioveva tra buche e pozzanghere diventava quasi impercorribile; iniziava da via Lagomaggio, anch'essa non asfaltata ma un poco più larga, si inoltrava tra orti e campi non coltivati, zigzagava un po', infine piegava a sinistra fino a terminare proprio sotto la massicciata della ferrovia. Lì era posta la casa del nonno paterno e lì sono nato nel 1948. Davanti casa c'era un orto di medie dimensioni da cui si ricavava, vendendone i prodotti, il sostentamento della famiglia.

Sul retro della casa, che risultava distante dai binari della linea Rimini-Ancona una ventina di metri, vi era uno spazio in cui da piccolo giocavo con qualche amico vicino di casa. Giochi che si abbandonavano quando si sentiva l'arrivo di un treno. Ci si aggrappava alla rete di recinzione e così si rimaneva a guardare finché il convoglio non era passato. Chissà quali erano i nostri pensieri, i nostri sogni a occhi aperti! Forse la mia futura vita ferroviaria è nata proprio lì?

A fine anni Cinquanta cambio di residenza, trasferimento in via Lagomaggio un poco più a monte e rapporto interrotto con la ferrovia. Elementari, Avviamento e Istituto Professionale: questo il mio non eccellente curriculum scolastico, vuoi per scarsi mezzi economici vuoi per poca lungimiranza. Finite le scuole, qualche lavoretto estivo e anche in inverno mi davo da fare. Poi arrivò il momento di cominciare a pensare a qualcosa di più sicuro anche perché i due anni di Marina Militare si stavano minacciosamente avvicinando e sarebbe stato senz'altro meglio sistemarsi prima della naia. Venni a conoscenza dell'esistenza di quello che si chiama ancor oggi Genio Ferrovieri e di cosa offriva, cioè la ferma di due anni di Militare e al termine di questi la possibilità di essere assunto in Ferrovia.

Due anni li avrei persi in Marina, pensai, meglio passarli studiando e facendo pratica con la prospettiva di una buona qualifica ferroviaria (macchinista o capotreno). Feci domanda e mi gettai con entusiasmo nella mischia, superai le prime prove, visite mediche e test attitudinali compresi, ma ricevetti dopo poco tempo una risposta negativa. Nel frattempo seppi però che senza una buona raccomandazione lì non si entrava.

Tramite un conoscente provai a procurarmi anche quella e all'uscita del bando seguente (era a cadenza semestrale a quei tempi) feci nuovamente domanda, ma ancora esito negativo. Solo un paio di anni dopo, quasi per caso, capii il motivo di quelle bocciature. Invece di abbattermi ritornai comunque alla carica per la ferrovia, non più attraverso il Genio ma con i normali concorsi. Feci così domanda per il compartimento di Milano per la qualifica di aiuto macchinista e come conduttore per il compartimento di Bologna. A quei tempi l'esame di ammissione consisteva in una prova di italiano, una di matematica/fisica e per la qualifica di aiuto macchinista anche una prova pratica in officina.

Il caso volle che le chiamate per la prova scritta delle due domande fossero un giorno dopo l'altro: il primo appuntamento a Milano e la mattina dopo a Bologna. C'era la possibilità di poter fare ambedue le prove, pensai. Per essere la mattina presto a Milano scelsi, insieme a un amico anche lui chiamato nella stessa data, di partire il giorno precedente e pernottare. Arrivati a Milano nel pomeriggio, con nessuna conoscenza della grande città ma con tanta voglia di superare ogni ostacolo, ci scontrammo invece subito con la dura realtà.

Recatisi all'indirizzo dove avremmo dovuto trovarci la mattina seguente, ci mettemmo a cercare un posto nelle vicinanze dove poter pernottare. Non tanti alberghi e pensioni nei dintorni e comunque tutti occupati. Cominciava a farsi buio e la cosa si faceva preoccupante. Si chiedeva informazioni senza ottenere risposte positive finché incontrammo una signora che indicò come soluzione un dormitorio pubblico non molto distante. Vista la nostra faccia alla proposta e forse anche la nostra aria da bravi ragazzi, ci offrì di sistemarci alla meglio nel corridoio in casa propria. Stanchi e preoccupati per come si stavano mettendo le cose, accettammo subito.

Il gesto di quella persona è rimasto per sempre impresso nella mia memoria! L'esame andò per me molto bene, l'italiano era la mia materia preferita e feci sicuramente un bel tema. Superai bene anche la prova di matematica o fisica, non ricordo. Era ormai sera, persi le tracce del mio amico e raggiunsi da solo la Centrale per prendere il treno di ritorno. Consultati gli orari, decisi di scendere a Bologna per farmi trovare pronto per la mattina seguente per la prova di conduttore che, a dire il vero, era la figura che preferivo, forse solo perché Bologna era più vicina a Rimini di Milano!

Nessun problema per trovare dove pernottare, ma per un motivo o l'altro riuscii a dormire veramente poco. Al mattino solite prove, ma se il tema andò anche qui molto bene, nella prova di fisica trovai la maledizione del piano inclinato, quella figura geometrica che era stata da sempre il mio incubo! Un disastro e capii subito che sarei stato scartato. Qualche mese dopo ricevetti la chiamata a Milano per svolgere la prova pratica consistente nella costruzione di un incastro semplice.

Da poco tempo avevo fatto conoscenza con Agostino e Luciano Frisoni che erano già macchinisti e che si offrirono di ospitarmi con piacere nell'appartamento dove vivevano. Dopo diversi anni ci saremmo ritrovati tutti nel Deposito Locomotive di Rimini. Due belle persone i fratelli Frisoni! La prova mi riuscì bene e cominciai così ad attendere buone notizie. Siamo a inizio del 1968 e qui la mia storia ferroviaria comincia a intrecciarsi con quella del servizio militare. Mi aspettavano due anni di naia anche se giravano le voci che forse sarebbe stata ridotta poi a soli diciotto mesi.

Anche qui senza conoscenze era difficile scansare la cosa. Unica possibilità l'arruolamento volontario nei paracadutisti o nei pompieri, ma nessuna delle due cose mi allettava e così mi rassegnai. In Marina si partiva ogni due mesi e la data che mi avevano annunciato era novembre del 1968 e quindi cominciai la stagione estiva al mare dove la mia famiglia aveva dai tempi di mio nonno un noleggio di mosconi. A giugno improvvisamente una doccia fredda. Sarei dovuto partire a luglio e non a novembre come regola. Mi sarebbe così saltata la stagione estiva.

Mi recai in Capitaneria di Porto a Rimini dove spiegai la mia situazione facendo notare che era novembre la data fissata. Trovai una persona coscienziosa e si riuscì a ristabilire tutto come da programma con tanti ringraziamenti da parte mia. In quel momento non sapevo davvero che questo avrebbe cambiato tanto il procedere delle cose.

Fine 1° Episodio

Luciano Caldari