COME - QUANDO - PERCHÈ

Lo SFI/CGIL, sindacato dei ferrovieri, almeno fino a tutti gli anni Settanta, fu di gran lunga per numero di aderenti il più rappresentativo nella categoria. Proprio in quel decennio, per vari anni, i suoi dirigenti promossero intense campagne di proselitismo con l'ambizioso e dichiarato proposito di raggiungere a livello nazionale il 51% dei ferrovieri iscritti. Obiettivo che non raggiunsero, ma solo sfiorarono. L'adesione al Sindacato comportava il pagamento di una quota mensile, trattenuta sulla busta paga. Di queste i ferrovieri più attivi e motivati ne pagavano due o anche tre suppletive.

Lo SFI/CGIL, poi, il 31 marzo 1980, si sciolse fondendosi con altri sindacati a sigla CGIL del settore lavoratori dei trasporti, dando vita alla FILT/CGIL. In quegli anni Settanta, lo SFI/CGIL era fortemente strutturato nelle varie zone del Paese, figuriamoci in Emilia - Romagna dove deteneva, per ragioni di radicamento storico, una posizione egemone. Nel Compartimento FS di Bologna (in pratica la Regione più la stazione di Rovigo) di norma, ovunque negli impianti FS si tenessero elezioni per le rappresentanze sindacali, prevaleva conquistando larghe maggioranze, il più delle volte assolute. Questo sindacato capillarmente organizzato era allora, se non la cinghia di trasmissione dei partiti di sinistra come qualcuno sosteneva, altamente politicizzato.

Al suo interno, per l'appunto, militavano attivisti aderenti a correnti di diverso pensiero e orientamento, però sempre riconducibili nell'ambito della sinistra (socialista, comunista e di altre formazioni minori). I militanti di idee socialiste erano sì presenti in modo cospicuo nello SFI/CGIL, ma lo erano anche in quota prevalente nel SIUF/UIL e non mancavano nemmeno nel SAUFI/CISL.

Nel Compartimento FS di Bologna, all'interno dello SFI/CGIL, la corrente di fede comunista era nettamente ovunque maggioritaria, e conseguentemente esprimeva nelle varie sezioni territoriali tutti i segretari. In tale contesto le sole eccezioni erano rappresentate dalle circoscrizioni di Rimini e Piacenza, dove era forte e ben organizzata, sia pure sempre minoritaria, la componente socialista. Allora si vociferava che a questa componente erano stati assegnati per spartizione, applicando una sorta di manuale Cencelli, i segretari sindacali nelle due suddette località e per ricaduta la stessa prerogativa riguardava i presidenti nei due DLF (carica che, come avviene tuttora, è nominata fra i membri eletti nel Consiglio Direttivo).

Nel DLF Rimini, infatti, da quando, inizi anni Sessanta, ebbero luogo ogni cinque anni le elezioni per le quali hanno diritto di voto ferrovieri e pensionati FS, socialisti furono i presidenti eletti fino al 1980. Si succedettero così alla guida dell'associazione prima Sergio Spina in carica fino al 1975, poi, per un solo mandato, Giuseppe Bugli 1976 - 1980. Con gli anni Ottanta per le elezioni al DLF i precedenti, presunti, criteri decaddero, probabilmente a seguito della presentazione di liste elettorali sindacali unitarie, derivate dall'affermarsi di una sorta di patto d'unità d'azione tra i tre Sindacati di categoria più rappresentativi, definiti da alcuni la triplice sindacale.

Giovanni Vannini