C'ERA UNA VOLTA

C'era una volta (e c'è ancora) una piccola frazione ove esisteva una tenuta agricola, al centro della quale vi era un castello millenario, composta da 28 poderi, ognuno munito di casa agricola, tutte abitate da altrettante famiglie di mezzadri. La frazione comprendeva anche una ventina di famiglie non dipendenti dalla tenuta, ed era complessivamente composta da poco più di 50 nuclei. Il suo nome è Castellabate.

Castellabate si trova sulla via Popilia, attualmente inglobata nei territori in parte di Torre Pedrera e in parte di Igea Marina. Il suo nome deriva dal castello succitato, Castrum Abbatis. Nelle carte antiche figuravano solo le località di Castellabate e Bordonchio. Non erano riportate, invece, quelle delle attuali Torre Pedrera e Igea Marina. infatti, questi due ultimi territori erano inglobati nei complessi di Castellabate e Bordonchio (sede della parrocchia). La tenuta fu fondata dal conte Filippo Bennicelli di Genova a metà del diciannovesimo secolo (la cui storia ho pubblicato su queste pagine qualche tempo fa).

Uno dei primi mezzadri fu un mio antenato, Vannini. Fino allo smembramento della tenuta stessa, la mia famiglia abitò sempre la stessa casa e sempre alle dipendenze dei conti Bennicelli. Ho fatto questa lunga premessa per raccontare la stupenda giornata che ho (abbiamo) trascorso verso metà settembre, nella ricorrenza dell'abbattimento del castello (del quale mio padre era il custode e dove io sono nato) da parte di aerei inglesi nel settembre 1944. Infatti ci siamo ritrovati tanti amici di infanzia, la cui età media è di circa ottanta anni, nel ristorante la Fortezza, ubicato nell'ex magazzino/cantina della tenuta, di fianco a dove esisteva il castello. Tutti noi siamo nati a Castellabate, alcuni contattati anche recentemente, altri non visti da tantissimo tempo.

Per me è stata una gioia organizzare il tutto, anche se con qualche difficoltà di rintracciamento (ovviamente non tutti, data l'età!). Eravamo in 34, compresi i coniugi. Anche il sole ci ha salutati e aiutati con affetto. Infatti la giornata era splendida, per cui abbiamo mangiato all'aperto, nell'ex parco del castello dove si giocava da bambini. Non si può immaginare quanto sia stato bello ritrovarsi dopo tantissimi anni, avendo condiviso la fanciullezza, la pubertà, malgrado la guerra!

A ricordo di questa giornata ho scritto e consegnato a tutti un foglio, comprendente i soprannomi delle nostre famiglie con i quali erano conosciute (per ovvi motivi ometto l'elenco dei soprannomi dei nostri padri, che ho scritto nella dedica consegnata ai miei vecchi amici, tramite i quali erano da noi conosciuti). Non ho citato le loro pur valentissime mogli, nostre madri, perché ricordavo il nome solo di una parte di loro. La loro dedizione alla famiglia era totale, ma il loro apporto di donne veniva molto sottovalutato. Ora ne capiamo compiutamente l'importanza. Con immenso amore, vada a loro un ringraziamento postumo, insieme ai nostri padri anche se non più con noi, perché abbiamo usufruito dei loro sani insegnamenti per circa Ottanta anni, o giù di lì.

Filippo Vannini