VISSUTO FERROVIARIO

Le notti di Rimini anni 80/90.

Come in tutte le stazioni, anche quella di Rimini, nella notte si ritrovavano tante anime, tutte uguali ma tutte con problemi diversi. I senzatetto trovavano nella stazione il loro rifugio e nelle fredde notti invernali le sale d'attesa, normalmente precluse a questi personaggi, venivano aperte per permettere loro un riparo. In loro aiuto arrivava un angelo, Don Oreste Benzi, nel cuore della notte veniva a prendere questi derelitti che tappezzavano l'atrio della biglietteria, con parole suadenti li convinceva e con l'aiuto di alcuni giovani li portava con il pulmino dell'associazione nella comunità da lui costituita la Papa Giovanni XXIII dove venivano rifocillati, e passavano la notte.

Il don non mancava di affacciarsi all'U.M. per un saluto e scambio di due parole. Don Oreste prossimamente verrà proclamato dalla Chiesa Beato. Visse come un Santo dedicandosi ad aiutare il prossimo. Fece tante lotte per la liberazione delle ragazze dalla schiavitù della prostituzione.

Tornando ai nostri senza tetto; di uno di loro ho un ricordo particolare. Questo personaggio che passava le notti nell'atrio della biglietteria della stazione aveva la mania di tagliuzzare con righe verticali i suoi pantaloni lungo le gambe. Veniva raccolto dal don, portato in comunità dove oltre che essere rifocillato veniva lavato e rivestito. Il giorno successivo lo rivedevi girovagare per la stazione con i pantaloni regolarmente tagliuzzati. Non so che fine abbia fatto, ma il triste teatrino si ripeteva all'infinito.

I drogati li riconoscevi già da lontano; dondolavano il corpo e il momento che sembrava dovessero cadere si raddrizzavano, e così fino a che il sonno aveva il sopravvento. Poi c'erano gli zingari. Nel piazzale esterno alla stazione, proprio di fronte all'ingresso dell'U.M., c'era un piccolo giardino prospiciente al distaccamento dell'Azienda di Soggiorno e Accoglienza Turistica. Lì a un certo punto della notte si riunivano le loro donne che dopo poco venivano raggiunte dagli uomini. Mangiavano qualcosa insieme, imbrattavano tutto con gli scarti della cena, si coprivano con teli di color juta e... dopo poco vedevi questi teli animarsi e muoversi come onde di mare.

Come si sa le stazioni erano i soli fabbricati pubblici che avevano una vita notturna aperti a tutti, una volta era così, oggi vale per i soli impianti più grandi, perciò erano punti di riferimento per il popolo della notte più variegato e l'U.M. ubicato al centro del F.V., lato binari era sempre accessibile anche se un avviso recitava: Si entra solo per servizio; ma era anche l'unico dove chiunque poteva in ogni momento rivolgersi per ricevere assistenza.

Gli uffici della Polfer, defilati e normalmente chiusi, la biglietteria abilitata con un solo agente veniva spesso tenuta chiusa in mancanza di treni con fermata d'orario. Poiché la linea di Ravenna osservava la sospensione del servizio notturno, spesso capitava che qualche viaggiatore perdeva la coincidenza con l'ultimo treno e doveva passare la notte in sala d'aspetto che era monopolizzata dal popolo invisibile della notte, i senza tetto. Normalmente questi soggetti non erano tipi rassicuranti e puzzavano di sporcizia e di vino; la bottiglia era l'amica immancabile delle loro notti.

Soprattutto le donne avevano paura a rimanere tante ore vicino a questi personaggi e si rivolgevano a noi D.M. e accolte nell'ufficio telegrafo che era il meno frequentato, in un angolino, su una sedia, riuscivano anche a riposare con tranquillità. Poi c'erano le prostitute pendolari che partivano di prima sera in direzione sud e rientravano alle prime ore del giorno, e anche i trans che passando davanti alla vedetta dell'ufficio non mancavano di farci vedere, in segno di sfida, i loro seni rifatti.

Una notte un manovratore vide sul piazzale, nella saletta d'attesa fra il IV e il V binario, una giovane che era seduta mentre di fronte due senza tetto dormivano stravaccati sulle panchine. Non era una senza tetto, era troppo ben curata e la invitò a venire via di lì; anche questa aspettava il treno per Ravenna che era già segnalato sui pannelli indicatori, ma mancavano ancora tre ore alla sua partenza. Ben felice di potersi togliere da quella situazione, venne accompagnata in U.M. Era veramente bella, con viso dolce e lineamenti fini. Ci raccontò che lavorava nei locali notturni e normalmente veniva accompagnata in macchina, ma quella sera aveva avuto un contrattempo con il suo uomo (litigò) che l'aveva lasciata in stazione.

Parlava un perfetto italiano anche se la sua inflessione di voce rilevava una origine di paesi dell'est. Capimmo che aveva bisogno di parlare, doveva sfogare forse una rabbia repressa. Così venimmo a sapere che aveva un contratto stagionale in un locale dell'entroterra riminese dove faceva uno spettacolo di striptease; non rilevò il nome di quel locale, perché? Quella presenza in U.M. aveva calamitato l'attenzione di tutti, anche di altri servizi e si era formato un cappanello di persone attorno a lei. Ci fu chi chiese se ci avesse deliziato con uno spogliarello, uno spogliarello molto contenuto e assolutamente privato. Dopo alcuni dinieghi e dopo tanta insistenza accettò, anche in cambio dell'ospitalità che gli avremmo dato, di farlo a un patto ben preciso: mantenere le distanze e niente mani addosso.

Anche senza musica che accompagnava normalmente la sua prestazione, con movenze molto flessuose e aggraziate cadde il vestito che la copriva. Con l'intimo nero apparve bellissima e professionale. Stava per togliersi il reggiseno, sotto il quale si celava un seno all'apparenza sodo ma non esageratamente grosso, quando un ferroviere, che era rimasto fuori da questo improvvisato teatrino, entrando da un ingresso laterale di servizio se la trovò davanti e non mancò di sfiorarla con la mano. Eravamo venuti meno al patto e lei si bloccò immediatamente. Ci scusammo spiegando che il nuovo arrivato non era al corrente del patto stabilito, ma lei fu irremovibile, si rivestì in tutta fretta e fece per uscire, ma fu fermata e pregata di restare. Le trovammo un angolino dove riuscì a riposare tranquilla.

Glossario:
Per i non addetti al lessico ferroviario: U.M. equivale a Ufficio Movimento, cioé l'ufficio dove i Capistazione (C.S.) in funzione di Dirigenti Movimento (D.M.) controllano e regolano la circolazione dei treni
D.L. per Deposito Locomotive
F.V. per Fabbricato Viaggiatori
P.L. per Passaggio a livello
Polfer per Polizia Ferroviaria della quale esiste un distaccamento nelle stazioni più grandi.

Guido Pasini
2° Episodio