RICORDI DI SCUOLA

Il socio Benito Colonna (Toni), classe 1937, pensionato FS, nato nella frazione di Rivabella, con questo aneddoto ripercorre momenti di frequentazione scolastica.

Seconda elementare - San Giuliano, 1945.
In seconda elementare era per me un piacere frequentare le lezioni. Appena giungeva in classe la maestra Ceccarelli, noi tutti, come ci era stato insegnato, ci alzavamo in piedi per rispetto; lei ci salutava e poi ci chiedeva se eravamo pronti. Al nostro Sì, signora maestra, cominciavamo a intonare una canzone dedicata a Trieste. Era il periodo in cui era incerta la collocazione di Trieste, se in Italia o nella Jugoslavia del dittatore Tito.

Purtroppo accadde una cosa estremamente spiacevole. Gli alunni delle classi seconda e terza erano stati accompagnati fino a Rimini al cinema Italia (poi degli Atti) per assistere a uno spettacolo rappresentante la Passione. Al termine, usciti dal locale, il temporale la faceva da padrone: pioveva a dirotto e noi non avevamo nulla di idoneo con cui coprirci.

Il buio della notte autunnale era giunto. (Da premettere che l'illuminazione delle strade era scarsa in città e inesistente in periferia). Le bidelle che ci avevano accompagnato ci fecero quasi correre fino a San Giuliano a mare. Qui giunti, tutti quelli del luogo se ne scapparono svelti verso casa e le bidelle fecero altrettanto.

Io ero rimasto solo. Tristemente mi avviai verso Rivabella, facendo attenzione sul ponte sul fiume Marecchia perché l'ultima arcata era stata colpita in pieno da una bomba e in gran parte distrutta, e l'unico passaggio su quella voragine era costituito da una stretta asse di legno. A quel tempo non esisteva ancora via Coletti e perciò dovetti seguire la strada verso il mare, piena di buche e pozzanghere, illuminata a tratti dai lampi che squarciavano il buio della notte. Con una grande angoscia nel cuore, avanzavo su quella strada che pareva non finire mai.

Circa a metà percorso verso casa, vidi avanzare verso di me una indistinta figura d'uomo con una luce che dondolava. Tirai un sospiro di sollievo: almeno incontravo un essere umano su quella via terribilmente deserta. Bagnato fino alle ossa, tremavo dal freddo e anche dalla paura. L'accecante luce dei lampi seguita dal tuono mi faceva ogni volta sussultare. Non vedevo l'ora di giungere al sicuro fra le braccia dei miei genitori.

Il cuore mi si riempì di gioia nel vedere che quell'uomo era mio padre che, non vedendomi arrivare, si era preoccupato di verificare e veniva verso San Giuliano dove si trovava la scuola. Mi abbracciò e poi, presomi per mano, ci dirigemmo verso casa dove la mamma e la nonna erano in trepida attesa.

Appena giunti, visto il mio stato, la prima cosa che fecero fu di mettere dell'acqua a scaldare sulla stufa e poi, mescolandola a quella della calderina della stufa stessa, mi fecero un bel bagno ristoratore dentro il mastello. Ben presto la gioia di essere a casa mi cancellò dal cuore quella tristezza che avevo provato poco prima. Avevo capito quanto amore nutrivano i miei cari verso di me.

Benito Colonna