Chi si ricorda della radio a galena? Ovviamente occorre essere diversamente giovani per ricordarlo. Ai tempi della mia adolescenza (primi anni Cinquanta), io abitavo in campagna dove molte case erano sprovviste di corrente elettrica. Era quindi impossibile poter utilizzare una radioricevente (anche per scarse possibilità economiche). Noi ragazzi, però, si provvedeva in altro modo costruendo (o meglio montando) in casa nostra una radio a galena, in quanto poteva funzionare senza alimentazione, comprese le pile.
Come era possibile? In commercio si trovavano i cosiddetti detector a galena. La galena è un metallo che ha certe caratteristiche che poi spiegherò. I detector erano formati da un cilindretto di vetro del diametro di circa due centimetri, con altezza di circa quattro. All'interno era fissato un frammento di galena sulla cui superficie scorreva un sottile filo di metallo, il quale filo veniva comandato da una levetta che sporgeva all'esterno. Lo scorrimento del filo sulla galena serviva per sintonizzarsi sulle stazioni trasmittenti. Come sappiamo, ogni trasmittente ha la sua lunghezza d'onda con relativa frequenza. Il segnale inviato viene riconosciuto dalla ricevente tramite la frequenza di trasmissione, diversa da stazione a stazione.
Per ricevere il segnale ogni apparecchio ricevente deve essere costituito da un'antenna ricevente, un alimentatore di corrente, un sintonizzatore, un demodulatore, un amplificatore e uno (o due) altoparlante. Come poteva funzionare la radio a galena? Come si ottenevano queste condizioni? Innanzitutto devo precisare che si ricevevano solo le stazioni relativamente vicine a modulazione di ampiezza, con segnale molto disturbato ma comprensibile. L'ascolto avveniva tramite cuffie.
Ho detto che venivano costruite da noi ragazzi. Occorrevano: un lungo filo di rame appeso a un palo che serviva da antenna ricevente, un detector a galena e una cuffia. Quali erano i compiti di questi tre elementi? L'antenna attorcigliata su se stessa serviva, oltre alla ricezione, a generare quella minima corrente necessaria (alimentatore). Il detector (galena), aveva la funzione di sintonizzatore e demodulatore. Antenna e cuffie venivano collegate al detector stesso. Non occorreva amplificatore. Per sintonizzarsi sulle varie stazioni (poche in verità), era sufficiente muovere lentamente la levetta del detector fino a captare la stazione desiderata. Questa era la radio a galena, istruttivo passatempo per noi adolescenti.
Filippo Vannini