VIVEVO IN CAMPAGNA E RICORDO QUANDO...

I figli davano del voi ai genitori.
le mamme giravano i cappotti (li scucivano e li ricucivano rovesciando la stoffa).
gli indumenti per i bambini si acquistavano più ampi pensando già alla crescita.
durante l'inverno, il letti venivano riscaldati con prete e suora (il prete manteneva sollevate le lenzuola e la suora era un contenitore pieno di brace, che veniva posizionato all'interno del prete).
si sentivano i contadini, intenti al duro lavoro dei campi, cantare con serenità.
i contadini d'inverno, alla sera si ritrovavano nel caldo delle stalle per la vegia (la veglia).
le ragazze potevano uscire con il proprio fidanzato solo al pomeriggio, mentre alla sera dovevano essere accompagnate dal picio (familiare con il compito di sorvegliante).
nelle balere, per invitare le ragazze a ballare, i ragazzi chiedevano loro: Permette, signorina? e se il corteggiatore non piaceva, la loro risposta era la seguente: Sono impegnata.
c'era la neve e per catturare gli uccellini si posizionavano due mattoni accostati e sostenuti da una spiga di grano (l'uccellino beccava la spiga e il mattone gli cadeva addosso).
da ragazzini si andavano a cercare i nidi degli uccelli.
con le ragazzine si giocava al dottore.
vedevo il nonno con la pipa in bocca, i piedi sullo scaldino seduto ma la rola (di fianco al camino).
le famiglie contadine erano composte da circa venti elementi.
tutte le sere del mese di Maggio, il nonno con tutta la famiglia intorno, recitava il Rosario nel suo latino storpiato.
ogni domenica, al mattino si andava a Messa e al pomeriggio alla Bindizioun.
noi ragazzi prendevamo i scapazun, i smanasvers, i chelz te cul, i sciafun (manrovesci, ceffoni, ecc.).
la nostra alimentazione era composta principalmente da pieda ed erbe di campo.
si andavano a rubare le ciliegie.
si giocava a palot a veng uno, due e tre (gioco formato da 2 squadre).
si giocava con palline di terracotta.
si facevano i botti utilizzando i bulloni trovati nei pressi dei binari, con zolfo e pastiglie di potassio.
all'albero di Natale si appendevano solo mandarini e caramelle (l'odore dei mandarini mi ricorda ancora il Natale).
nella calza della Befana si trovavano solo caramelle e carbone vero.
alle feste di paese o in parrocchia c'era sempre la giostra calcinculo.
alle ragazzine si lanciava una palla piena di sughero, legata a un elastico.
sulla spiaggia crescevano i tamarisg (tamerici).
al mare si piazzavano le tende fissate con dei pioli, da girare per seguire l'ombra.
sulla spiaggia c'erano i canneti, utilizzati per cambiarsi.
per salvagente si usavano le zucche (quelle a forma di pera).
le gestanti partorivano in casa con l'assistenza della levatrice (ostetrica).
i neonati venivano fasciati e così mantenuti per qualche tempo.
l'unico locale riscaldato della casa era la cucina, tramite la cucina economica oppure e camoin (il camino).
si studiava in camera da letto e i vetri avevano i fioroni (ghiaccioli al loro interno).
mio padre allevava i maiali per la famiglia (uno all'anno) e li chiamava sempre gnef.
verso Natale il maiale veniva ucciso e mio padre si commuoveva perché gnef era diventato suo amico.
gnef veniva smesso in casa, per ricavarne prosciutti, salami, salsiccia, testa, cotechini, ciccioli e strutto.
mio fratello, più giovane di me di otto anni, da piccolo portava la cosiddetta banana (tipo di pettinatura, allora di moda).
le famiglie venivano identificate con soprannomi, originati dalle caratteristiche di uno dei loro ascendenti. Esempio: Penzadura (Pancia dura) per Mulazzani, Bastuné (Bastonato) per Casali, Faltot (Fallo tutto) per Vannini, ecc.
I nomi lunghi dei bambini venivano accorciati tagliando la parte iniziale, per esempio: Alessandro diventava Sandro, Lorenzo Renzo, Francesco Cecco, Giovanni Nanni. Ora invece, si toglie la parte finale: Ale, Lory, Franci, Gio.
ai figli, essendo numerosi, si assegnava come nome il numero progressivo: Primo, Secondo, Terzo, Quarto. (con poca fantasia).
in epoca di contrapposizione politica, i nomi dati ai figli dei neri erano: Adua, Benito, Adolfo, Balilla, Rometta, Littorio. Quelli dei rossi erano: Uliano, Ilic, Natascia, Tatiana, Iuri, Marxino. Non potevano mancare, con molta fantasia, Sperindio e Negadio.
Potrei proseguire, ma mi sono già troppo dilungato.

Filippo Vannini