ALTRI EPISODI DI GUERRA

Tarda estate del 1944 - Gaiofana di Rimini. Una povera vedova, con un figlio portatore di grave handicap fisico e mentale, piange perché con un rastrellamento i tedeschi le hanno sequestrato l'altro suo figlio (per lei unico sostentamento morale e materiale) portandolo a Pesaro sul fiume Foglia a scavare trincee e altro, ultima barriera eretta per contrastare l'avanzata delle truppe alleate. Ebbene, un graduato della Wehrmacht, di cui ricordo solo il nome (Ludwig), addetto alla fureria di una Compagnia di artiglieria campale insediatasi alla Gaiofana, percepisce subito il dramma che sta vivendo quella vedova e con grave rischio personale mette in atto uno stratagemma per riportarle a casa il figlio. Aveva a disposizione un cavallo e un calesse per svolgere funzioni di collegamento con il Comando tedesco e con quel mezzo di trasporto raggiunse la linea del fronte, recuperò il ragazzo, gli fece indossare una uniforme militare tedesca, gli impose di non aprire mai bocca ai numerosi posti di blocco disseminati sulla via del ritorno e, a giustificazione di questo comportamento anomalo, fece credere che tale mutismo era dovuto a un forte stato di shock subito al fronte.

Un soldato tedesco di nome Paul, originario della città di Stettino, a quel tempo appartenente alla russia Orientale e oggi inglobata nella Polonia, quando venne a sapere dell'attentato a Hitler il 20 Luglio 1944, esultò senza freni dalla gioia, comportandosi in modo plateale e temerario per possibili delazioni che però non ci furono. Si arguisce da questo fatto significativo che non ci fosse poi tanta voglia di riferire l'accaduto alle Autorità Superiori perché la maggioranza delle truppe di Hitler dovevano averlo in odio pur non avendo il coraggio dimostrato da quel Paul.

Agosto 1944 - Ponte di Tiberio. Secondo le ferree leggi dettate da Hitler, il bimillenario ponte di Tiberio doveva essere minato e abbattuto prima dell'arrivo delle truppe alleate. La prima fase dell'operazione (la trivellazione dei fornelli destinati a ricevere l'esplosivo) fu eseguita, ma l'abbattimento fu evitato per un intervento in extremis di un autorevole esponente del comando tedesco, che contravvenne ai perentori ordini del dittatore.

Ultimi giorni di Settembre 1944 - Serravalle di San Marino. Un gruppo di soldati inglesi stava scaricando da un camion vettovaglie di ogni genere e ben presto un folto gruppo di ragazzini, tra i quali c'ero anch'io, si dispose a cerchio per osservare tutto quel ben di Dio che scorreva davanti ai loro occhi, con la timida e segreta speranza che qualcosa potesse essere dirottato su di loro. La vista di scatolette di carne, latte condensato, biscotti, cioccolato stimolava oltre l'immaginabile il già nostro rilevante appetito e per rafforzare ulteriormente in noi questa giustificata speranza, tra uno scatolone scaricato e l'altro, quei soldati accennavano a qualche lancio verso di noi, gesto che, per beffa crudele, veniva sempre interrotto sul nascere. Nonostante tale comportamento, noi resistevamo lì imperterriti (la fame ci aveva tolto ogni pur minimo briciolo di dignità), sperando che, una volta divertitisi in quel modo, avrebbero poi elargito qualcosa. Niente affatto! Veri campioni nello sfottere, quello era il loro modo di divertirsi!

Per dare bene l'idea della perfetta sintonia di quel loro comportamento con quello che doveva essere assai diffuso tra le truppe albioniche, basta accennare che alla statua di Giulio Cesare, situata nella allora omonima piazza (così mi è stato riferito da testimoni oculari), avevano calato in testa un orinale in segno di oltraggio. Evidentemente, ignoranti della loro stessa Storia, non sapevano che le legioni di quel valoroso condottiero, arrivate in Britannia e occupatala fino al cosiddetto Vallo di Adriano eretto successivamente per difesa dalle orde barbare della Scozia, avevano portato in quelle regioni una cultura superiore di cui si trovano tuttora tracce numerose e significative nella lingua inglese, ricca infatti di termini di derivazione latina. Lascio ogni commento a chi leggerà queste righe.

Gian Carlo Lotti