RACCONTO DI GUERRA

Aprile 1945: quel che rimane dell'esercito tedesco sta ritirandosi dal Nord Italia. I soldati sono stanchi, affamati e incattiviti, ma seguono i loro ufficiali nella lenta marcia verso il confine. In questo caso, la meta è l'Austria e un gruppo di militari della Wehrmacht sta percorrendo la statale Pontebbana alla periferia di Treviso, diretti a Tarvisio. Mia nonna, all'epoca quarantenne, sopravvive grazie a una piccola merceria di sua proprietà; è sola poiché il marito è in Germania e l'unico figlio (mio futuro padre) vive alla macchia dall'8 settembre 1943. Un ufficiale le ordina di dare alloggio a una decina di soldati che riempiono velocemente il pianterreno dell'abitazione, tranne il negozio che mia nonna si affretta a chiudere.

Durante la notte, che trascorre insonne sul pianerottolo, si accorge che un soldato forza la porta della merceria e lo vede bene in volto quando esce con la refurtiva. Il mattino seguente, coraggiosamente si reca dall'ufficiale e gli racconta l'accaduto. Senza perdere tempo, costui raduna i suoi subalterni e davanti a loro le promette che farà fucilare il soldato che lei indicherà come responsabile del furto. Prepara il plotone di esecuzione e ordina a mia nonna di sfilare davanti alla truppa. Lei riconosce quel giovane soldato colpevole e lo guarda apertamente, ma dice all'ufficiale che purtroppo non è nella condizione di indicare qualcuno perché di notte in casa era troppo buio.

E così, dopo le scuse rivolte a mia nonna, l'ufficiale riprende la faticosa ritirata con la sua compagnia. Ho voluto riferire questo episodio non per far risaltare il coraggio e la generosità di mia nonna, ma piuttosto per far presente che non si deve giudicare il prossimo per luoghi comuni: tutti i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Anche nel peggior nemico può essere presente il senso dell'onore e della giustizia!

Rosanna Battistoni