STORIA DI UN BOTTONE

Le guerre, oltre alle sciagure che conosciamo, portano con sé altre brutture delle quali poco si parla. Mi riferisco ai cosiddetti Figli delle guerre. In pratica, sono quei bambini nati in seguito a violenze e stupri subiti dalle donne da parte dei militari occupanti. In alcuni eserciti la libertà di stupro lasciata ai combattenti era considerata come premio alla riuscita di certe operazioni belliche. Leggendo la storia del generale Cadorna, comandante in capo dell'esercito italiano durante la prima guerra mondiale (poi sostituito, a causa della sua ferocia, dal generale Diaz), si narra dicesse ai suoi soldati: Se conquistate quel tal paese, sarete liberi di fare ciò che vorrete.

Per quanto riguarda la seconda guerra mondiale, mi risulta che i tedeschi lasciassero ai loro soldati piena libertà nei confronti della popolazione civile. Ciò non accadeva nell'esercito alleato. A sostegno di ciò, racconto un episodio accaduto alla mia famiglia. Passato il fronte, i miei genitori e io ci trovavamo sfollati presso uno zio di mia madre a Viserba. Quella zona era controllata dall'esercito alleato che aveva sconfitto i tedeschi spingendoli verso Nord.

Un giorno, all'improvviso, entrò in casa un soldato americano di colore, armato, il quale senza mezzi termini disse in modo aggressivo rivolto a mia madre (che aveva 27 anni): Io volere donna (era l'unica donna presente). Mio padre con grande coraggio lo aggredì e quello, sorpreso dalla reazione, scappò saltando dalla finestra (ci trovavamo a piano terra). Nella colluttazione, a mio padre rimase in mano un bottone della divisa del soldato.

Subito si recò al comando alleato per denunciare il fatto e descrivere le caratteristiche dell'aggressore. Il giorno dopo, lo stesso soldato tornò, quasi trascinato da un ufficiale che chiese se si trattava della stessa persona del giorno precedente. Ovviamente lui negava, ma mio padre notò la mancanza del bottone sulla divisa e avendolo conservato, lo mostrò all'ufficiale. A questo punto se ne andarono. Io penso ne sia seguita una pesante punizione.

Mi sono sempre chiesto: E se la stessa cosa fosse stata provocata da un soldato tedesco, poi denunciato al suo comando? Forse la punizione l'avrebbe subita mio padre. Questo è un piccolo episodio capitato alla mia famiglia, ma che dovrebbe farci riflettere sul diverso modo di intendere la guerra tra gli uni e gli altri.

Filippo Vannini

N.d.R. - In questo suo scritto il socio Filippo ha espresso un giudizio sostanzialmente favorevole all'operato dell'esercito alleato nei confronti dei civili durante il secondo conflitto mondiale. Va rilevato che non è stato sempre così; in particolar modo, il contingente maghrebino dell'esercito francese, nel maggio 1944 in Ciociaria, si è macchiato di numerosi episodi di saccheggio e di violenze inaudite a danno della popolazione civile, soprattutto di donne e bambini.