I TORTELLINI DI UN VECCHIO NATALE

Un anno dello scorso secolo, per Natale, invitammo gli zii di Ferrara: zio Vittorino, chiamato più semplicemente Nino, zia Franca Maria, chiamata familiarmente Buba, i cugini Paola, Anna e Piero. Una clausola ben precisa era stata imposta dallo zio: i tortellini li portiamo noi.

Tutti i componenti della famiglia degli zii furono mobilitati per la preparazione dei tortellini; il compito più delicato, quello della sistemazione per il trasporto, fu avocato dallo zio. Conoscendo la sua pignoleria e precisione nel fare, non c'erano dubbi che il trasporto non avvenisse nel migliore dei modi. Il giorno di Natale, all'ora prevista per l'arrivo del treno da Ferrara, il babbo e io ci recammo in stazione per riceverli e portarli a casa con l'auto, una Balilla 1100 nera e lucida.

Dal treno scese tanta gente e quasi per ultimi gli zii e i cugini con pacchi e pacchetti. Dopo i baci e i primi convenevoli sul marciapiede del binario 5, dando una mano a portare i vari pacchetti, ci avvicinammo alle scale del sottopassaggio. Lo zio portava gelosamente, senza permettere a nessuno di aiutarlo, un grosso scatolone, legato con un grosso spago che terminava con una specie di maniglia. Una parte della combriccola, i cugini più giovani e pimpanti, era già nel sottopasso. Improvvisamente lo spago che legava la scatola misteriosa dello zio si slegò, il cartone cadde a terra sui primi gradini e i tortellini, così gelosamente custoditi, si sparsero in ogni dove scendendo per la scala.

Mentre a noi bambini la scena procurò una improvvisa e inarrestabile risata collettiva, la faccia dello zio, uomo calmo e posato, divenne terrea e per l'occasione perse il suo fair-play. Cosa fare, visto che i tortellini degli zii avrebbero dovuto essere il piatto forte del pranzo natalizio? Senza por tempo in mezzo, chiamati tutti a raccolta, cominciammo a raccogliere il maggior numero possibile dei tortellini che erano disseminati per l'intera scala. La scelta fu obbligata e quando la raccolta fu terminata un patto di ferro fu ratificato: non diciamo niente, tanto vanno bolliti.

E così fu, anche noi bambini riuscimmo a mantenere il segreto; a tavola tutti gradirono i tortellini degli zii e nessuno ebbe problemi di salute. Gli anticorpi avevano fatto il loro dovere.

Guido Pasini
Capo Stazione Superiore in pensione