LA CASETTA DELL'INFANZIA

Il socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, pensionato FS già Capo Stazione Superiore, in questo racconto si sofferma con una sommaria descrizione sulla casa di famiglia, la dimora della prima infanzia, sita nell'allora periferia sud di Rimini, in via Fogazzaro; in particolare si focalizza su un settore dell'abitazione: la camera da letto.

Un'esigua landa di terreno recintato circondava la casa di un solo piano, composta di quattro vani, ove i miei genitori vivevano con quattro figli; un capanno distaccato accoglieva gli animali: galline, conigli e maiali. Gli arredi esistenti erano solo gli indispensabili; particolarmente importante era la rola (caminetto) ove giornalmente si cuoceva la piada, il fornello a carbone per cuocere i cibi ed e tulir (tagliere) attaccato al muro.

Come materassi venivano usati i paion, contenitori di tela cucita sopra e sotto con strisce laterali di 25 cm circa, riempiti di foglie secche di granoturco con torsoli che si puntavano sul corpo del dormiente quando ci si stendeva sopra, provocandogli dolori e indolenzimenti; in un lato venivano lasciate grandi asole in modo da inserire le braccia e allargare le foglie che venivano schiacciate dal peso dei corpi.

D'inverno, quando era molto freddo, prima di coricarsi il paion veniva riscaldato da e prit (prete) con la suora, ricolma di carboni accesi; occorreva stare molto attenti per evitare di bruciare tutto. Da qui deriva il detto quando le cose andavano male e non c'era più niente da fare: ho brusè e paion (ho bruciato tutto).

E prit era un sollevatore di legno che veniva inserito tra le lenzuola con la base fornita di un lamierino per poggiare la suora che era un contenitore d'argilla con manico; i nomi di questi due oggetti evocano il senso del tepore e del caldo. Prima di mandarli a dormire, la mamma faceva recitare ai figli una preghiera.

Virginio Cupioli