L'ambiente dove si è svolto questo fatterello (che risale al 1976) è la stazione ferroviaria di Rimini e più precisamente l'Ufficio Movimento dove tramite particolari apparati elettromeccanici i Capistazione regolavano il movimento dei treni. Un collega e io ideammo la burla del Panettone Gonzagone. Avvicinandosi le feste natalizie, stampammo una locandina che attaccammo alla bacheca interna, bacheca che veniva visionata ogni giorno dal personale FS perché riportava o.d.g. e altre utili notizie.
La locandina, parola più o parola meno, proponeva l'acquisto del Panettone Gonzagone prodotto da una ditta di Mantova a prezzo ribassato solo per ferrovieri; ordinandone almeno tre, veniva offerta una confezione di cappellacci di zucca. Chi voleva aderire all'offerta doveva scrivere il proprio nome sotto l'annuncio. Già il nome Gonzagone avrebbe dovuto allarmare e il prezzo veramente piccolo rispetto al panettone regolarmente in commercio doveva dare, come si suol dire, nell'occhio.
Le ordinazioni furono tantissime; furono coinvolti anche ferrovieri di altri servizi e ci furono anche problemi perché i lavoratori degli appalti furono esclusi creando gelosie e dissapori. Anche i poliziotti appartenenti alla Polfer aderirono in massa. Un mio collega, accanito cacciatore, preso il telefono, parlò con un amico e decise di comprarne 12 per omaggiare i proprietari dei terreni dove avevano posto i capanni per la caccia.
Lo scherzo stava per sfuggirci di mano, cominciava ad allargarsi a macchia d'olio e aveva coinvolto anche il Capo Stazione Titolare e il suo Vice e perciç tememmo il peggio. Il giorno in cui i panettoni ordinati dovevano essere distribuiti, sulla locandina fu posto un cartello con scritto: Gonzagoni, siete stati tutti burlati; il panettone Gonzagone non esiste e tanto meno la fabbrica di Mantova.
Grande fu la delusione, ma da tutti fu accettato lo scherzo che non ebbe mai una paternità certa; gli autori non uscirono allo scoperto, anche se molti pensarono, senza averne la certezza, ai veri autori.
Guido Pasini