LA LEGGENDA DELL'ALBERO DELLE CARAMELLE

La leggenda nasce circa un'ottantina di anni fa, legata a una simpatica vicenda di vita quotidiana vissuta presso una classica famiglia contadina romagnola, che a quei tempi coltivava un podere a mezzadria. Questa vicenda, che ha il sapore di un'antica fiaba, ci dà anche l'occasione per gettare uno sguardo indietro nel tempo per constatare com'era arretrata la condizione sociale dei coltivatori agricoli di quel tempo. Il contadino era isolato dalla borghesia, respinto dalla nobiltà e ancora succube di retaggi feudali quali: superstizione, magia e maleficio. Il tutto in un contesto storico definito era moderna.

Solo durante il secondo conflitto mondiale, con la penuria dei generi alimentari, i coltivatori agricoli hanno iniziato a comprendere il valore del loro lavoro e negli ultimi decenni hanno annullato questo divario socio-culturale. È scomparso il contratto di lavoro agricolo a mezzadria e tutti i contadini coltivano i terreni di loro proprietà e contrattano direttamente la vendita dei loro prodotti. Inoltre la gioventù agricola dell'ultima generazione frequenta in numero sempre maggiore le scuole agrarie.

E veniamo al fatto che intendiamo ricordare. All'inizio del terzo decennio del secolo scorso, una famiglia di origine montanara cerca e ottiene un contratto per coltivare, a mezzadria, un podere nella zona pedemontana romagnola. L'appezzamento agricolo, di circa trenta ettari, è ubicato sulla riva destra del fiume Lamone, lungo la valle che il corso d'acqua percorre per raggiungere, dal paese di Brisighella, la città di Faenza.

L'estensione di questo podere è tale che, a quei tempi, per coltivarlo era necessario disporre di molte braccia lavorative, considerato che quasi tutte le attività agricole erano eseguite manualmente con il solo sussidio di coppie di buoi impiegati per il traino dei carri agricoli e per l'aratura dei terreni destinati alla semina.

Il nucleo familiare era costituito dai genitori in età avanzata non più in grado di essere d'aiuto ai lavori agricoli, tre figli maschi adulti tutti ammogliati e con prole di età variabile tra i cinque e dieci anni, e una figlia femmina nubile. Tutta questa forza lavoro (uomini, donne e bambini) era destinata ai lavori agricoli ogni volta che se ne fosse presentata la necessità.

Il podere in argomento iniziava da un pianoro sopraelevato un centinaio di metri dal greto del fiume, per poi proseguire lungo un pendio sino in cima a una collinetta ove si trovava il confine. All'inizio del pianoro era collocato il casale circondato da alcuni fabbricati utili in agricoltura quali fienili, stalle e capannoni per il ricovero dei carri e degli attrezzi agricoli. Per dare un'idea degli spazi stimiamo in duemila metri la distanza dall'abitazione rurale alla cima della collinetta ove terminava il podere.

In occasione di un pranzo uno dei tre fratelli mostra un paio di caramelle, affermando di averle raccolte a terra sotto un albero non fruttifero (un cadente pero selvatico) che vegeta sul terreno della tenuta, precisando che un anziano villico di un podere limitrofo gli ha detto che sin dai tempi antichi si mormorava che da quella pianta a volte cadevano caramelle.

È un burla indirizzata ai membri più giovani della famiglia, i quali, quando aiutavano gli adulti nella zona dove sorgeva quella pianta, sostavano alla sua ombra per brevi riposi. Mentre gli adulti esprimono qualche dubbio ipotizzando che colui che ha suggerito il tutto, noto per le sue stravaganze, potrebbe essere la stessa persona che ha depositato in quel luogo le caramelle, gli adolescenti rimangono perplessi e sospettano lo scherzo, ma sono anche curiosi di appurare la verità.

E così tra i fanciulli inizia una competizione per offrirsi in aiuto agli adulti che dovranno recarsi a lavorare nella zona ove sorge quella pianta, sito che hanno già battezzato come il posto dell'albero delle caramelle. Gli adulti intuiscono che i bambini sono meno ingenui di quanto loro credessero e si mettono in gioco fingendo a loro volta di cercare anch'essi le caramelle e rammaricandosi di non trovarle.

Un antico adagio dice: Il gioco è bello quando dura poco e infatti dopo un po' di tempo anche quel gioco venne a noia a tutti e cadde nell'oblio. Ciò che invece è rimasto immutato nel tempo è la denominazione di quel luogo che ancora oggi viene indicato come il posto dell'albero delle caramelle, anche se gli attuali coltivatori non sanno il perché di questo appellativo.

Sergio Castellucci