Su queste pagine, in numeri passati, si erano date come prossime le elezioni per il rinnovo degli organi direttivi dei DLF poiché gli attuali, che avevano un mandato di quattro anni, sono in carica dal dicembre 2008, ma non sarà così.
Per l'ennesima volta l'appuntamento con le urne è stato rinviato a data da destinarsi. Il motivo? L'accordo per le modifiche allo Statuto fra i soci fondatori del DLF - Sindacati dei Ferrovieri e Gruppo FS - non è stato ancora raggiunto. È questa una perdurante situazione anacronistica che si ripercuote negativamente sui DLF. A proposito dei contrasti fra i Soci Fondatori del DLF, vorrei citare un atto dagli effetti dirompenti compiuto dal Gruppo FS e risalente all'ormai lontano settembre del 2010, quando il loro disimpegno nei DLF Territoriali ha comportato il ritiro dei loro rappresentanti dall'organo di controllo, il Collegio Sindacale, in pratica affossandolo.
Per tutte le Associazioni la mancanza di un organo di vigilanza e controllo può rivelarsi deleteria, poiché è uno dei pilastri sui quali si regge una loro regolare e funzionale gestione amministrativa e contabile. Ritengo peraltro che non saranno certo nuove elezioni a risolvere gli ormai cronici e annosi problemi, principalmente di natura economica, dai quali sono attanagliati i DLF, se la stretta del Gruppo FS su questo piano non si allenta.
L'origine della crisi che aleggia ancora su diversi DLF ha una data d'inizio ben precisa: 1° gennaio 2003. Da quell'anno, infatti, il Gruppo FS pose fine all'affidamento degli immobili ai DLF con il sistema del comodato d'uso gratuito, revoca alla quale andarono ad aggiungersene altre sia pure di minore portata con la soppressione di tutta una serie di benefici e franchigie, mentre viceversa fu imposto un oneroso canone d'affitto e altri innumerevoli balzelli.
Si determinò così un'involuzione alla quale si associò la costante progressiva riduzione degli organici ferroviari con una corrispondente e parallela contrazione nel numero dei soci. Un vero disastro che affievolì le risorse, economiche e umane. Il risultato fu che quando andò bene si ebbe una contrazione più o meno vistosa delle attività istituzionali; quando andò peggio, problemi a non finire.
Fra i DLF in tale contesto di sofferenza, ne risentirono soprattutto i più grandi dove per la conduzione delle molteplici attività si faceva uso in modo notevole di lavoro dipendente. Non sarà certo un caso che tuttora, su sette DLF commissariati, ne figurino tre che sono fra i primi per importanza sul territorio nazionale (Roma, Torino, Firenze).
All'impatto di questo stravolgimento resistettero meglio i DLF dove la forza di lavoro dipendente era circoscritta o nulla, essendo l'attività basata solo o prevalentemente sul volontariato. Il DLF di Rimini rientrò in quest'ultima fascia; infatti contava e conta un solo dipendente coadiuvato per l'ordinaria quotidiana amministrazione da un ristretto nucleo di volontari, quasi tutti consiglieri.
Per conseguire gli obiettivi dettati dallo Statuto è fondamentale che i DLF possano contare, oltre che su una solida posizione economica, su di un gruppo dirigente competente, motivato e presente. Il nostro Consiglio Direttivo, composto da nove membri, ha come regola di riunirsi almeno una volta al mese; da rilevare che nel corso del corrente mandato è sempre stato operativo, mai una riunione è saltata per mancanza del numero legale.
Questa presenza costante e la volontà di operare in armonia e con unità d'intenti hanno favorito la capacità di superare al meglio le problematiche, anche le più intricate, che nel corso degli anni si sono presentate.
Nell'ambito dell'associazione, il lavoro volontario riveste una funzione rilevante, ma ha dei limiti nella disponibilità individuale ad assicurare un impegno più o meno continuativo. Tuttavia nel nostro DLF, per merito sia pure di poche persone, le attività proseguono al meglio. Auguriamoci che ciò continui anche in avvenire.
Giovanni Vannini