LE TAPPE DI UN PERCORSO

Con questo in corso sono 26 anni che mi ritrovo fra i membri del Consiglio Direttivo del Dopolavoro di Rimini. Un record di permanenza che condivido con il Vice Presidente, Daniele Drudi, che ne è anche il decano.
Non conosco le storie personali di altri, nel mio caso vi sono state le premesse perché maturasse un simile percorso: anche se non potevo immaginare che questo compito mi avrebbe tanto assorbito e per un arco di tempo così prolungato.

Nel mio caso, indubbiamente, certe scelte di vita sono state influenzate dall'ambiente di provenienza, sia il nonno paterno sia mio padre sono stati ferrovieri, fra l'altro con dimora nelle vicinanze di via Roma, condizioni queste che, fin dall'infanzia, mi hanno spinto a bazzicare assiduamente quel polo d'attrazione ricreativo che da sempre è il Dopolavoro Ferroviario. Nel prosieguo degli anni un intreccio di circostanze mi hanno vieppiù portato a gravitare nella sfera del mondo ferroviario.

Tanto per cominciare, assolti gli obblighi scolastici, dopo una sconfortante, breve, esperienza di fabbrica, trovai occupazione come magazziniere, presso una Cooperativa Ferrovieri, che allora, fine anni cinquanta, gestiva due spacci: l'uno sito all'inizio di via Castelfidardo, con un attiguo locale adibito a deposito merci e un altro in via Tripoli, posto nei medesimi ambienti ove tuttora opera un'analoga, anche se di diversa matrice, Cooperativa di consumo. Questa nacque, circa un decennio dopo, sulle ceneri della precedente.

L'azienda da cui dipendevo, oltre alla gestione dei negozi, con prevalente vendita al minuto di generi alimentari, si occupava anche di altri servizi sussidiari quali l'approvvigionamento di viveri per la mensa dell'Officina Grandi Riparazioni e di servizi occasionali come la distribuzione delle traversine ferroviarie e del carbone per riscaldamento. Ricordo con piacere quegli anni, sicuramente perché ero giovane, ma anche perché sereni. Del resto il lavoro era vario e permetteva larghi spazi di autonomia. I soci ferrovieri dirigenti della cooperativa, tutti dipendenti dell'Officina Grandi Riparazioni, facevano la loro ricognizione in sede solo al termine del loro orario di lavoro, nel tardo pomeriggio.

Questi antefatti, le frequentazioni, cui si associava il desiderio del tanto ambito posto di lavoro fisso, orientarono i miei interessi verso un'inequivocabile direzione: le ferrovie. Obiettivo inseguito e raggiunto, poco più che ventenne, dopo il servizio militare ed il concorso. Negli anni settanta mi trovavo in servizio alla stazione di Forlì, ma risiedevo a Rimini, quindi nella disagiata condizione di lavoratore pendolare.

Furono quelli anni, effervescenti, costellati da un susseguirsi di lotte tese a conseguire migliori condizioni economiche e di lavoro. La categoria era molto sindacalizzata, impegno dal quale non ne rimasi immune e che si tradusse, per quanto mi riguarda, nello svolgere la funzione di delegato d'impianto.

Nel 1980, dopo un'attesa durata ben 17 anni, ero finalmente trasferito in servizio alla stazione di Rimini, dove fui assegnato nel poco allettante servizio di biglietteria. Qualche tempo dopo mi fu chiesto, dall'organizzazione sindacale di appartenenza, in occasione delle elezioni DLF, la disponibilità a ricoprire la carica, allora di nomina aziendale, di cassiere economo. Accettai. Seguivo in questo le orme di mio padre, che era stato Consigliere nel DLF.

Mantenni tale incombenza ininterrottamente per tredici anni. Facilitato, per i primi otto anni, nell'assolvere i compiti previsti, da un distacco al DLF di 90 giorni l'anno frazionabili, con l'esclusione del periodo estivo. Quando, poi, nell'anno 1988, il presidente di allora, Tiziano Giulianelli, si congedò dal servizio attivo, il Consiglio, in sua vece, mi attribuì l'unico distacco permanente spettante alla Sezione.

Quest'ultimo, che avevo coadiuvato fino allora nella gestione, non si ripresentò alle elezioni DLF dell'anno 1992: gli subentrò l'amico Carlo Costantini. Costui, dopo un anno circa, però, usufruendo di nuovi provvedimenti che agevolavano l'esodo dei dipendenti FS, decise di porsi in quiescenza e contemporaneamente di dimettersi dall'incarico. Fu allora che il Consiglio, anche su sua indicazione, mi elesse a sostituirlo. Carica nella quale fui riconfermato dopo le tornate elettorali dell'anno 1995 e 1999.

Nel frattempo, correva l'anno 1996, colsi io pure un'occasione per andare ad ingrossare le sempre più folte schiere dei pensionati FS.
Questa lunga esaltante esperienza al Dopolavoro, non avara di risultati positivi, vissuta intensamente con coinvolgente passione, ha sicuramente arricchito il mio bagaglio di esperienze. Sono di questo grato ai Soci per l'opportunità e la più volte ribadita fiducia.

Giovanni Vannini