MEMORIE

DELLA TORRE

Era questi uno spilungone di friulano con cui andavo perfettamente d'accordo. Ormai sapevo cavarmela abbastanza bene nella condotta del fuoco. Mi dava fiducia, perciò cercavo di mettercela tutta e, essendo apprezzato il mio lavoro, lo svolgevo con soddisfazione.

Un episodio da ricordare quando ero fuochista di Della Torre. Era un freddissimo mattino del terribile inverno del 1956. Dormivamo in una puzzolente stanzetta nella bassa costruzione, accanto al vano nel quale si custodiva e si distribuiva l'olio per la lubrificazione degli organi delle locomotive. L'accudiente alle macchine a vapore ci bussò alla porta: sveglia giovani, è l'ora. Non erano ancora le quattro. Della Torre mi disse: comincia ad andare, quando passi qui di fronte per uscire dal piazzale per andare in testa al treno fammi un fischio che salgo.

M'incamminai. In quel silenzio irreale, avvolto dalla nebbia, il freddo penetrava nelle ossa come lame di ghiaccio. Il solo rumore che giungeva all'orecchio era lo scricchiolio della neve gelata che si frantumava sotto i miei piedi. In distanza udii il fischio lamentoso di un treno. All'avvicinarmi alla rimessa del Deposito mi giunse all'orecchio il ritmico suono dei ganci che l'accudiente stava manovrando nell'aggiustare il fuoco di qualche locomotiva. La campana della chiesa non distante scandì quattro ritocchi, ovattati, smorzati dalla fitta nebbia che a malapena faceva filtrare la luce delle grosse lampade poste ad illuminare il piazzale.

Giunsi sotto il capannone dove c'era la macchina 625 074. Dai foconi accanto si sprigionava un intenso calore. Salii e allargai il fuoco. Nell'attesa che la pressione in caldaia si alzasse, presa la pippa dell'olio e la fiaccola a petrolio per poter vedere le apparecchiature al buio, mi dedicai alla lubrificazione degli organi della locomotiva. Passò così una mezz'ora. Terminata la lubrificazione, in caldaia la pressione aveva raggiunto il livello con il quale avevo sufficiente potenza per poter manovrare ed uscire. Alzai il regolatore, ma la locomotiva non si mosse. Riprovai, nulla da fare, gli assi del tender erano bloccati dal gelo, l'olio di lubrificazione si era addensato, e ceppi, ruota e rotaia erano praticamente incollati.

Alimentando ancor più il fuoco portai la pressione della caldaia al massimo. Riprovai, ma ancora non riuscii a muovermi. Intanto il tempo passava, dovevo sbrigarmi ad uscire dalla rimessa e portarmi in stazione per non causare ritardo alla partenza del treno. Non riuscendo nel mio intento chiesi ai milanesi che erano appena entrati nel capannone con la loro locomotiva, una 685, se mi davano una spinta così da sbloccare gli assi gelati. Il colpo ebbe l'effetto di portare a funzionamento regolare due dei tre assi. Trascinai il terzo per alcuni metri fino a che riuscì a sbloccarsi pure quello.

Il manovratore che mi doveva accompagnare in stazione mi fece gran fretta, così che nel passare di fronte al dormitorio, fischiai per richiamare Della Torre. Non vedendolo, proseguii; sarebbe venuto in stazione a piedi, distava solo sessanta, settanta metri. Giunto in testa al treno, agganciata la locomotiva, fatta la prova del freno, il Capostazione si stava avvicinando alla macchina pronto a darci il via non appena il segnale di partenza si fosse disposto al verde.

Della Torre non si era ancora fatto vivo. Intuii cosa era accaduto. Frenai la locomotiva e scesi. Con quattro salti arrivai all'uscio del dormitorio. Spalancai la porta. Della Torre dormiva come un angioletto. Lo sveglia urlandogli: Vieni presto il segnale è a via, aspettiamo solo te per partire, sbrigati che siamo in ritardo. Spalancò gli occhi, balzò fuori dal letto come una molla. Di colpo si rese conto della situazione. Mi seguì con le brache per le mani e il restante vestiario sotto braccio saltando fra i binari come un capretto. Mentre io alzando il regolatore, avviavo il treno lui finiva di vestirsi. Come avevo previsto, aveva udito i miei fischi, ma poi si era riaddormentato. Eravamo partiti con qualche minuto di ritardo, ma poi strada facendo lo recuperammo.

Benito Colonna